Intervista a Giusy Sciacca, autrice di “Virità, femminile singolare-plurale”, racconta la sua Sicilia, la sua “Virità”, attraverso venti donne.
Giusy Sciacca, ci racconti un po’ della sua vita e delle radici del suo legame con la scrittura.
Queste sono generalmente le domande più difficili perché non sai mai da dove cominciare. Sono siciliana, profondamente. E questo è certo. Mi sono laureata in lingue a Catania e ho viaggiato moltissimo all’estero con la fortuna di vedere paesaggi meravigliosi con i miei occhi. Sono una controllora del traffico aereo che ha vissuto in giro per l’Italia, dal Trentino all’Emilia Romagna, dalla Lombardia a Roma e scrivo. Scrivo narrativa e testi teatrali da quando ero ragazzina in realtà. Ho iniziato in casa giocando con una vecchia Olivetti Lettera 32, la macchina da scrivere di mio padre. Di recente ho ritrovato fogli ingialliti con mie storielle battute maldestramente a macchina. Avrò avuto circa 9 anni. La cosa bella è che quella macchina da scrivere l’ho fatta restaurare e oggi è nel soggiorno di casa mia. Il cerchio in qualche modo si è chiuso, o meglio si compie una circolarità di eventi nella scrittura.
Il suo ultimo libro, “Virità, femminile singolare-plurale”, la donna è protagonista, testimone delle stratificazioni storico-culturali della Sicilia. Chi sono le venti donne siciliane a cui dà voce nei suoi racconti, vissute in epoche diversissime tra loro, in contesti inevitabilmente differenti? Il suo lavoro di ricerca, studio e analisi dei personaggi deve essere stato profondo ed impegnativo. Avrà sicuramente riscontrato contrapposizioni da ogni punto di vista: culturale, storico, politico, economico. Ha trovato, invece, qualcosa che accomuna queste venti donne vissute in Sicilia, qualcosa che è rimasto immutato nonostante i diversi contesti culturali che fanno da sfondo alle loro storie, come un filo rosso che le lega tra loro?
Sono donne molto diverse tra loro. Sono protagoniste di vicende storiche distanti nel tempo, vivono contesti socioculturali diversi e hanno mezzi linguistici differenti. Ma sono donne appartenute a questa Isola. Ci tengo a sottolineare che non tutte sono eroine nel senso positivo del termine. Alcune di loro si sono spinte ai margini (e oltre) della legalità e della moralità del loro tempo. Tra le venti donne c’è Delia Digno, un’esorcista, Anna Maria Scarlatti, una cantante avventuriera del Seicento o Macalda di Scaletta, amazzone anticonformista e prima giocatrice di scacchi che visse liberamente le proprie relazioni. Il fattore comune è la consapevolezza. Sono tutte donne consapevoli che raccontano la loro realtà e la loro virità senza filtri.
Come descriverebbe il suo legame personale con la Sicilia, fulcro del suo racconto?
Imprescindibile, indissolubile, saldo e viscerale. Nel percorso incerto della vita, mai poi come in questo momento, la sicurezza di appartenere a un luogo meraviglioso, avere coordinate geografiche ben precise rappresenta un punto fermo, una sicurezza per me. La Sicilia è anche per me una fonte di ispirazione infinita, attingo da qualsiasi cosa per poi rielaborarla a distanza. Per questo ho bisogno di tornare il più possibile e godermela anche da sola. Mi capita di prendere l’auto e percorrere chilometri da sola, perdermi per le campagne, intrattenermi con chi non conosco perché sento che dietro ogni angolo questa terra ha sempre qualcosa in serbo per stupirmi. Poi riparto e da lontano la bellezza si amplifica e diventa universale. A quel punto si può già scrivere un’altra storia.
Quali sono i suoi progetti futuri?
Nonostante la promozione del libro mi impegni molto – e ne sono felice – sto scrivendo un romanzo che conto di terminare a breve. Ancora una volta ci sarà la Sicilia e ci sarà una pagina della nostra storia siciliana e italiana.
Ringraziamo Giusy Sciacca per aver risposto alle nostre domande, a presto!