Enrico è a dir poco meraviglioso. Uno spirito libero, che con grinta felina ha modellato la sua vita artistica. Ogni giorno, lotta, corre, crea e poi disfa il suo mondo, per crearne uno più forte, più bello ed irresistibile.
Attore, proformer , conduttore e molto altro … inizia la sua carriera giovanissimo. Radio, cinema e teatro diventano le sue dimore. Nato per la scena, con la sua formazione teatrale costruita sue due pilastri: Catania e Roma apre la sua “stargate” verso quel mondo incantato, desiderato da tanti, ma conquistato da pochi.
Enrico Sortino, con stile, eleganza e professionalità, oltrepassa questa porta, mostrando al pubblico un uomo semplice, sorridente, ma tenace. Che ha vinto per la sua determinazione e la sua voglia di fare, di essere e di esistere.
Ma Enrico è molto di più … che sia apra il sipario!
Nel 2012 con la pubblicazione del libro “Sette volte un Uomo – i sette peccati capitali “ segni un momento importante della tua vita. Quale bagliore ha portato nella tua carriera quest’opera prima e quali altre conquiste hanno segnato il tuo percorso.
Sette volte un uomo nasce dall’esigenza di risolvere una crisi.
Una crisi di mezza età mi viene da dire sorridendo, anche se avevo appena superato i 30 anni; come sempre osservo il mondo da punti di vista inusuali che riservano per la mia anima diverse sorprese e molteplici ‘punti di fuga’.
Religione, società, relazioni, amore, sesso, solitudine, morte hanno spinto la penna a creare una storia a tratti romanzata, ad altri autobiografica. Una cosa è certa: non pensavo di poter mai scrivere un libro! Ma le cose arrivano e bisogna accoglierle aprendo ogni angolo del nostro cuore. Pensa che inizialmente doveva venire fuori uno spettacolo in forma di musical (che credo prima o poi arriverà) ma durante la stesura i versi hanno dato forma e vita al libro.
Un libro che è stato pubblicato grazie ad un concorso editoriale che ho vinto e che ha riscosso un notevole successo vista la distribuzione nazionale e la vendita che ne è conseguita.
Tu parli di bagliore ed io penso alla luce in fondo al tunnel. Certamente il libro è stato risolutore di una crisi ormai risolta, uno step in avanti dentro il cammino della vita. Oggi, molti dei concetti presenti nell’opera non rispecchiano più la mia visione delle cose, ma che vuoi farci? Siamo esseri in continuo mutamento.
Io credo che la conquista più importante per la mia esistenza sia la capacità di ascolto che ho nei confronti del tutto. E se provassi a spiegarti il concetto del “tutto”mi perderei certamente.
Io credo che gli esseri umani siano poco in ascolto; tra loro, con il cielo, con l’energia cosmica che ci attraversa: la stessa energia che ci regala le intuizioni, i sentimenti, la conoscenza e il senso della vita (alla quale non bisogna mai affezionarsi).
Mi chiedi anche quali altre conquiste …
Sono felice di ciò che ho creato fino a questo punto della mia vita. Sono riuscito ad unire molte vite e realizzare molti sogni, se non tutti quelli che il mio cuore desiderava.
A parte il mio lavoro di attore che mi appaga tantissimo, conservo uno spirito imprenditoriale: questo mi ha permesso di creare un’agenzia di eventi – Masai Club, un’accademia di formazione artistica, che oggi conta più di sei sedi in tutta Italia – Accademia Internazionale del Musical e una compagnia teatrale – Vuccirìa Teatro aperta assieme a Joele Anastasi, che ne cura le drammaturgie e la regia, che ad oggi è annoverata tra le migliori compagnie italiane e con la quale siamo in tour per diversi mesi ogni anno.
Un gioco che è diventato serio e che mi rende orgoglioso.
Enrico Sortino, come giusto che sia un’artista, è un sognatore e come tale viaggia con la mente. Ma qual’è stato il viaggio fisico o metafisico più bello ed importante della tua vita?
Come sai viaggio parecchio, con il corpo e con la mente!!
Ho girato mezzo mondo, ho parlato lingue che tutt’ora non conosco; spesso mi chiedo il perché di questa esigenza: viaggiare.
C’è chi viaggia per scappare, chi per conoscere, chi per amore, io sento il viaggio dentro di me, come se la mia anima stesse stretta dentro l’involucro del corpo e avesse bisogno di incontrare nuove energie, nuovi impulsi un po’ dappertutto.
Il viaggio è movimento, interno ed esterno, è necessità.
Ma tu ci pensi che non si può vivere solo dove siamo nati? Più si viaggia e più si aprono gli orizzonti, più si conosce e più si abbandonano i pregiudizi, le paure, aumenta la tolleranza, si abbraccia il mondo intero per capire quanta uguaglianza ci sia nella diversità.
Il fascino del diverso, delle razze che si incrociano, delle lingue che si parlano. La magia di quanto, nonostante tutto, gli occhi del mondo parlano tutti la stessa lingua.
Il viaggio che ha cambiato la mia vita è stato quello che mi ha fatto conoscere l’Africa per la prima volta: il fisico ha sposato il metafisico! Avevo appena vent’anni, ed ero partito per restare poco più di un mese.
Alla fine sono rimasto sei mesi tra il Kenya, la Tanzania e Zanzibar! Mia madre era disperata, voleva che tornassi, ma io non volevo proprio.
Avevo conosciuto una Tribù di Masai con i quali sono rimasto per più di metà del tempo.
Mi hanno insegnato a cacciare, a pescare, a guidare un’imbarcazione antica che si chiama trimarano, ho coltivato le alghe durante la bassa marea, ho scalato le altissime palme da cocco, ho dormito a terra, mangiato con le mani sotto il cielo stellato, ma soprattutto ho vissuto come vorrei vivere ancora oggi.
Ho imparato ad avere una percezione diversa del tempo, della vita stessa.
Quanto mal d’Africa quella volta! Ero giovanissimo, ho scelto di tornare.
Il ruolo di attore, sicuramente tra il tanto fare, è quello che più ti da luce. Quale palcoscenico illuminerai in questa nuova stagione?
A volte credo che non potevo che intraprendere il percorso artistico nella mia vita, in fondo lo sapevo già da bambino.
Ho imparato a mettere da parte autocelebrazione ed egocentrismo, ingredienti acerbi e presenti in chi sceglie questo percorso.
Oggi mi interessa più il processo che mi tiene ancorato al palco, la luce che vedi all’esterno brilla con più violenza dentro di me e non ha bisogno di altro, se non di entrare in contatto con gli embrioni acerbi delle stesse emozioni.
Chi vive sul palco vive milioni di volte.
Mi vengono in mente le battute dell’ultimo spettacolo scritte da Francesca Muoio: “Na favola è comme a na preghiera e nu scrittore è comme a nu Dio. E se ci credi veramente nu segreto r’ ‘a vita te rivela.”
Il prossimo anno sarà ricco di sorprese e di lavoro.
Continueremo il tour con Vuccirìa Teatro con gli spettacoli “Io, mai niente con nessuno avevo fatto” e “Immacolata Concezione”, partirà il tour di “Il paese di chi se ne va” con la produzione “Primelune”.
A breve inizierò le riprese di due cortometraggi: uno diretto da Vincent Navarra ed ispirato alle opere di Edward Hopper e l’altro di grande impatto, diretto da Giancarlo Giuliano, che affronta un tema piuttosto caldo rispetto al delicato compito che le forze dell’ordine hanno nei confronti della società.
E poi vestirò i panni di uno dei protagonisti in una nuova serie tv molto importante di cui però, per il momento, non posso svelare nulla.